Nella soluzione di tali problemi il metodo Ilizarov ha acquistato sempre maggiore importanza in quanto permette un rapido recupero funzionale mantenendo il carico e consente la rigenerazione dei tessuti senza ricorrere ad interventi di chirurgia plastica.
Tutto ciò è reso possibile dalla più grande scoperta di Ilizarov : la osteogenesi distrazionale.
Se la distrazione ossea viene iniziata dopo 7 gg. da una compattotomia e la velocità di trazione viene mantenuta costante attorno ad un millimetro al giorno, il tessuto interposto calcifica rapidamente e si trasforma in osso.
Contemporaneamente avviene anche la rigenerazione delle parti molli perischeletriche, anch'esse coinvolte nel processo riparativo.
Una volta eseguita la compattotomia e iniziata la distrazione, le parti molli aumentano di volume in maniera cospicua per un aumento del circolo locale e per l'azione di fattori di rigenerazione tissutale.
Tutti i tessuti si ipertrofizzano e le cicatrici possono assumere un aspetto grottesco.
La rigenerazione cutanea e delle parti molli circostanti è tale da rendere spesso inutili ulteriori interventi quali innesti ossei omo- o auto-plastici o di lembi vascolarizzati.
Questo processo sembra mediato da fattori umorali quali Growth factors e Bone morphogenetic proteins.
Nel periodo di tempo compreso tra il 1989 ed il 2002 abbiamo trattato con tecnica Ilizarov 21 pazienti con perdita di sostanza ossea associata a perdita di sostanza cutanea o muscolare.
La nostra casistica è piuttosto limitata data l'eccezionalità di tali casi.
16 erano di sesso maschile e 5 femminile.
La perdita di sostanza ossea (in lunghezza) variava da un minimo di 1,5 cm ad un massimo di 20 cm per il perone, 16 per la tibia, 14 per il femore ; la perdita di sostanza cutanea variava da un minimo di 7 cm2 ad un massimo di 60 cm2.
La mobilizzazione attiva è iniziata subito dopo l'intervento.
Il carico parziale è stato concesso subito ; il carico completo è stato iniziato dopo un periodo di tempo variabile tra i 30 e i 60 gg. nelle fratture comminute ed articolari o dove la coesistenza di un politrauma controindicava comunque la ripresa della deambulazione.
Non vi sono state complicazioni vascolo-nervose legate al passaggio dei fili transossei, che però nella maggior parte dei casi hanno dato modesta secrezione locale, scomparsa dopo la loro rimozione .
L'apparato è stato mantenuto in media 9 mesi (5-25 mesi).
Tutte le fratture e le pseudoartrosi trattate sono consolidate ; 1 solo caso è ancora in trattamento a distanza di 2 anni dalla frattura esposta con perdita di sostanza nonostante 3 interventi di toelette e compattotomia .
Tutti i pazienti tollerarono sufficientemente bene l'apparato ; solo uno ha chiesto la rimozione anticipata del fissatore.
Le difficoltà nel montaggio ed i rischi di lesioni neuro-vascolari nell'infissione dei fili sono minimi se vengono usate le tecniche appropriate.